La scelta del partner

La scelta del  partner

Un interrogativo che molti si pongono è come avvenga la scelta del partner e soprattutto perché sia così spesso difficile scegliere quello “giusto”.  Quando uno od entrambi i futuri membri della coppia non hanno portato a compimento il processo di individuazione di sé,  la scelta può essere legata all’aspettativa di trovare nell’altro il completamento dell’identità personale. Ciò significa che la scelta del partner può avvenire non per quello che questi è ma per quello che rappresenta del proprio mondo interiore:  una  parte mancante, negata o trascurata  a cui rivolgere quella cura e attenzione che avremmo bisogno di rivolgere a noi stessi. Per esempio, una persona che nega la propria parte bambina può innamorarsi di un partner infantile, verso il quale proverà forti sentimenti, ma che poi la farà soffrire quando non sarà in grado di collaborare nelle questioni quotidiane. Oppure una persona che non ha formato la propria parte adulta può innamorarsi di un partner troppo responsabile e protettivo salvo poi sentirsi soffocare quando prova ad affermare se stessa. Si potrebbero fare molti altri e anche più complessi esempi di collusioni affettive, che portano le coppie ad unirsi per gli stessi motivi per i quali un giorno si divideranno.   Dunque quanto più i due partner sono stati in grado di differenziarsi dalla propria famiglia di origine, di elaborare personalmente i contenuti del mito familiare in cui sono nati, di risolvere le dinamiche interiori con le figure genitoriali, tanto più stabili saranno le fondamenta della coppia che costruiranno.  Infatti per unirsi bisogna prima essersi separati sia da precedenti relazioni ma soprattutto dalle dinamiche vissute nelle prime relazioni infantili che continuano a vivere interiormente ed essere agite nelle relazioni adulte.

Da Freud in poi sono state molte le risposte che gli studiosi hanno dato alla domanda “come e perché ci scegliamo?”.  Secondo la teoria psicoanalitica freudiana i legami fra le persone si sviluppano perché un individuo scopre che al fine di ridurre determinate pulsioni (primarie: nutrimento e sesso; secondarie: dipendenza) è necessario che vi sia un altro essere umano. La scelta del partner non è però casuale, ma dipende dall'evoluzione del complesso edipico. Se il complesso è risolto si tenderà a cercare un partner con le caratteristiche del genitore dell'altro sesso, mentre, se il rapporto è di tipo conflittuale, si tenderà a scegliere un partner con caratteristiche opposte. A secondo che i sentimenti vissuti verso i genitori, siano positivi/negativi, elaborati o irrisolti, questo determinerà la scelta che si andrà a fare, che spesso diventa terapeutica, tendente quindi a risolvere il rapporto insoluto del passato

La scelta del  partner

In seguito la visione freudiana del legame affettivo come secondario è stata superata anche dai teorici di indirizzo psicoanalitico, i quali hanno posto l’accento sulla componente non secondaria alla soddisfazione delle pulsioni, bensì primaria del legame affettivo.  Primo fra tutti Bowlby, il quale – avvalendosi anche di studi etologici – ha dimostrato che il legame con la figura materna nasce indipendentemente dal cibo e dunque che l’attaccamento è un sistema motivazionale primario: “quando sono vicino a chi amo mi sento bene, quando sono lontano mi sento ansioso e solo”.   Bowlby utilizza la teoria dell’attaccamento per spiegare la scelta del partner, sostenendo che gli adulti intraprendono relazioni affettive sulla base del modello rappresentazionale vissuto da bambini nel rapporto con la propria madre: chi ha sperimentato un modello sicuro è capace di fidarsi, vivere esperienze intime, dare e ricevere amore; chi ha vissuto un modello evitante ha timore dell’intimità, non chiede, tende a fare da solo o a costruire relazioni basate su aspetti pratici; chi ha un modello ambivalente trova partner che lo fanno stare nell’insicurezza e vive sempre l’ansia dell’abbandono. Inoltre mentre i soggetti sicuri tendono ad unirsi ad altri soggetti sicuri, quelli insicuri tendono a scegliere un partner insicuro ma con uno stile di attaccamento diverso dal proprio.

Gli studiosi di indirizzo sistemico hanno messo in luce altre motivazioni alla base della scelta del partner: insieme ai bisogni personali collegabili alla teoria dell’attaccamento ci sarebbero anche gli elementi del mito familiare a condizionare la selezione del partner: la storia e la cultura della famiglia trasmessi sotto forma di valori (che cos’è una buona madre, un buon padre, un buon marito ecc.) e di funzioni (quali sono i comportamenti che le varie figure dovranno avere). Questo punto di vista non esclude il piano finora considerato, piuttosto aggiunge un altro livello di lettura, quello relativo appunto al mandato, più o meno esplicito, che la famiglia assegna a ciascun membro.  Se questo mandato viene totalmente accolto dal figlio, questi nella sua scelta presterà attenzione soprattutto alle caratteristiche esteriori, al ruolo, alla posizione sociale, ai comportamenti del potenziale partner, corrispondenti alle aspettative presenti nel mandato familiare.

Un concetto utile a comprendere come e perché ci scegliamo è stato definito sempre nell’ambito dell’indirizzo sistemico-familiare: quello di Primo e di Secondo Contratto. Quando due individui si scelgono per formare una coppia quasi sempre vedono dell’altro un’immagine idealizzata, che proprio per questo col tempo si rivelerà illusoria. Questo è il Primo Contratto la cui forma somiglia d un iceberg: la parte visibile corrisponde solo ad una minima parte dei reali motivi della scelta, mentre  la parte sommersa contiene quella visione idealizzata, ma spesso inconsapevole, che corrisponde alla soluzione di antichi bisogni profondi. Quando l’altro con il passare del tempo si rivelerà diverso da quanto immaginato la relazione andrà in crisi. Ecco, a questo punto è molto importante per entrambi i partner poter riflettere sulla natura di questa crisi per comprendere se si tratta effettivamente della fine della relazione oppure se si tratta dell’incapacità di accettare la fine dell’idealizzazione. In questo secondo caso la coppia sana sarà quella che  riuscirà a rinegoziare un Secondo  Contratto accettando limiti e differenze dell’altro e una visione più realistica della relazione

Scegliere il partner “giusto” è dunque un processo che corre parallelo alla crescita e ai cambiamenti che gli individui attraversano nel corso della propria vita. Separarsi da antiche e disfunzionali dinamiche relazionali, rendersi autonomi da aspettative familiari non corrispondenti al proprio Sé consentono di conoscere quelli che sono i propri autentici bisogni affettivi. E tale consapevolezza è lo strumento più adatto per scegliere il partner.

 

Silvia Foschetti

Ambiti di intervento

Disturbi d’ansia e attacchi di panico

(ansia generalizzata, fobia sociale, agorafobia, disturbo ossessivo - compulsivo)

Disturbi dell’umore

(depressione, distimia, disturbo bipolare)

Disturbi psicosomatici, somatoformi, ipocondria

Difficoltà in ambito affettivo, relazionale, sessuale, familiare, dipendenza affettiva

Crescita personale

(rafforzamento dell’autostima, comunicazione efficace, sviluppo del Sé, orientamento sessuale)

Problematiche esistenziali

(separazioni, lutti, stress scolastico e lavorativo, mobbing, cambiamenti di vita)

Disturbi alimentari

Disturbi di personalità

Attività

Consulenza psicologica

Psicoterapia

psicoterapia breve, individuale e di coppia

Laboratori di gruppo

(crescita personale, autostima, relazioni affettive)

Percorsi psicoeducativi individuali e di coppia