L'autostima

Autostima

L’autostima

Il NOI nasce prima dell’IO: prima di diventare degli individui siamo qualcosa di indistinto, confuso nella relazione strettissima con la figura materna. Da questa relazione – grazie ai rispecchiamenti, alle conferme, agli incoraggiamenti e all’amore dei genitori – piano piano emerge la nostra individualità. Quando questo processo non si può sviluppare le persone non costruiscono il loro Io e dunque la loro autostima e restano bloccati nella perenne ricerca di quelle conferme e di quell’amore per portare a compimento il processo evolutivo. 

L’autostima è il punto di vista personale e stabile di autoapprovazione del proprio valore basato su elementi cognitivi, affettivi e valutativi. Ciò significa che l’autostima consiste nell'avere sia una conoscenza il più possibile oggettiva di se stessi sia una valutazione soggettiva di questa conoscenza. Si tratta di una combinazione di questi due punti di vista, nel senso che mentre il primo (la valutazione per conoscerci) registra quello che siamo, il secondo (la valutazione per piacerci), proprio sulla base di quello che siamo, dovrebbe costruire la valutazione soggettiva.  Ciò significa che, nello sviluppo sano, ciò che siamo dovrebbe indirizzarci nei comportamenti, negli atteggiamenti e nelle scelte,  elementi questi che ci dovrebbero piacere proprio perché ci corrispondono.

Nella costruzione dell’autostima, mentre inizialmente contano molto i fattori legati alle relazioni con le figure di accudimento (oltre ad altri fattori come l’ordine di nascita, l’essere o meno figli unici, il sesso, la cultura, l’etnia, la classe sociale e l’autostima dei genitori stessi), successivamente anche altri ambiti avranno un’influenza: il successo scolastico, l’accettazione dei pari e l’accettazione del proprio aspetto fisico.

Le prime definizioni di autostima la descrivevano come il risultato del confronto fra il successo effettivamente ottenuto e l’aspettativa relativa. Cioè: se raggiungiamo quello che desideriamo avremo una buona autostima. Questa in seguito è stata considerata una lettura troppo semplicistica in quanto le nostre aspettative possono essere condizionate da aspettative altrui introiettate (per esempio quelle genitoriali) complicando di molto la faccenda. E qui è necessario introdurre i concetti di Sé percepito e Sé ideale.

Autostima

Il Sé percepito è appunto quello che percepiamo di essere mentre il Sé ideale è quello che vorremmo essere e che è tanto più distante dal primo quanto più nel mezzo si sono intromesse relazioni con genitori che trasmettevano messaggi di questo tipo: “ti apprezzerò solo se diventerai come io desidero” “non ti vorrò bene se non sarai...” “non vali nulla perché non sei...”. Non sempre questo tipo di messaggi vengono espressi esplicitamente; molto spesso è la comunicazione non verbale a segnalare disappunto, fastidio, svalutazione o addirittura disprezzo quando il figlio non si conforma alle aspettative. E spesso le comunicazioni implicite sono più difficili da combattere da parte del bambino perché non è in grado di riconoscerle e dunque le fa sue senza accorgersi che sta appunto costruendo il  proprio Sé sulla base di caratteristiche, aspettative e valori di un'altra persona.  Addirittura fin dalla modalità con cui viene accudito nella primissima infanzia, e cioè fin dai primi contatti corporei con i genitori, il bambino comincia a costruire le prime immagini di sé (le prime idee sul sé corporeo). Dunque il modo in cui consideriamo noi stessi dipende in larga misura dal modo in cui vengono riflessi dagli altri i nostri comportamenti e le nostre caratteristiche e perfino la nostra corporeità. 

Talvolta persone soddisfatte di sé per un lungo periodo della loro vita, di fronte per esempio ad un nuovo capo che le critica o al partner che le abbandona  o a qualche altro insuccesso, improvvisamente crollano e non hanno più stima di sé. Ciò accade perché la valutazione positiva di se stessi non era stata costruita sul proprio punto di vista bensì su quello altrui e dunque quando questo è venuto a mancare è stata persa anche la visione di se stessi. Far dipendere la propria autostima dalla stima altrui non consente di costruire una reale autostima.  Indubbiamente l’autostima si costruisce anche nel corso della vita facendo tesoro delle esperienze con gli  altri, delle conferme e delle critiche, dei successi  e degli insuccessi,  ma poi siamo noi a dover tirare la somma, non gli altri.  Una vera autostima è quella che ci sostiene proprio nei momenti di difficoltà poiché è capace di trattenere il ricordo delle nostre qualità, capacità, valori anche quando  le vicende della vita le mettono a dura prova. Per questo è molto importante avere una profonda e stabile conoscenza di chi siamo: per non dipendere dagli altri per valutare noi stessi e dunque per continuare a stimarci anche quando perdiamo le conferme esterne.

Dr.ssa Silvia Foschetti
Psicologa Psicoterapeuta Firenze

Ambiti di intervento

Disturbi d’ansia e attacchi di panico

(ansia generalizzata, fobia sociale, agorafobia, disturbo ossessivo - compulsivo)

Disturbi dell’umore

(depressione, distimia, disturbo bipolare)

Disturbi psicosomatici, somatoformi, ipocondria

Difficoltà in ambito affettivo, relazionale, sessuale, familiare, dipendenza affettiva

Crescita personale

(rafforzamento dell’autostima, comunicazione efficace, sviluppo del Sé, orientamento sessuale)

Problematiche esistenziali

(separazioni, lutti, stress scolastico e lavorativo, mobbing, cambiamenti di vita)

Disturbi alimentari

Disturbi di personalità

Attività

Consulenza psicologica

Psicoterapia

psicoterapia breve, individuale e di coppia

Laboratori di gruppo

(crescita personale, autostima, relazioni affettive)

Percorsi psicoeducativi individuali e di coppia