La problematica della dipendenza affettiva è relativamente recente: se ne è cominciato a parlare a partire dagli anni '70, sull'onda del successo del libro "Donne che amano troppo" della psicologa americana Robin Norwood e dei lavori di Susan Peadbody (autrice di “Addiction to Love”) e Stanton Peele (autore di “Love and Addiction”).
Dalla letteratura risulta che il 99% dei soggetti dipendenti affettivi sono di sesso femminile (D. Miller, 1994).
Riguarda donne di età diversa: dalle post-adolescenti (età dai 20 ai 27) fino alle adulte, vale a dire la fascia di età intorno ai 45 anni.
Il fatto che il disturbo dipendente di personalità sia diagnosticato con più frequenza nelle donne è correlabile all’esistenza di stereotipi di genere, che favoriscono la dipendenza delle donne, e al tempo stesso consentono un’espressione più vistosa e socialmente “organizzata” della loro dipendenza. Ciò viene anche rafforzato dal contrapposto stereotipo maschile, che assume su di sé l’illusoria dimensione dell’onnipotenza e talvolta anche della iper-indipendenza, espellendo e proiettando nell’altro-femminile la dimensione della dipendenza
Possiamo definire la dipendenza affettiva come una forma patologica di amore caratterizzata da una costante assenza di reciprocità all’interno della relazione di coppia, in cui uno dei due riveste il ruolo di donatore d’amore a senso unico e vede nel legame con l’altro, spesso problematico o sfuggente, l’unica ragione della propria esistenza.
La continua ricerca d’amore ha tutte le caratteristiche della dipendenza da sostanze, tanto da condividerne alcuni aspetti fondamentali:
Talvolta capita di sentirsi dire ai colloqui preliminari al percorso psicoterapeutico: “ Mi chiedo se iniziare o no questa terapia anche per paura di diventare dipendente da lei”. Chi ha questa paura è probabile che non abbia ancora soddisfatto questo bisogno vitale per lo sviluppo dell’essere umano ed è probabile che se non vivrà questa dipendenza sana non raggiungerà mai un’autentica indipendenza. L’essere umano infatti necessita di un lungo periodo di dipendenza per diventare adulto: la dipendenza è per l’uomo una condizione biologicamente necessaria.
Perciò più che di una polarità dipendenza – indipendenza, sarebbe meglio parlare di un continuum dipendenza sana – patologica oppure sicura – insicura , intendendo come dipendenza patologica o insicura le forme eccessive di dipendenza o le contro-dipendenze.
Ma dipendenza è la parola giusta? No, secondo Bowlby, il quale preferisce quella di attaccamento, che ha un’accezione positiva e che meglio consente di dare significato al fatto che la personalità adulta sana è relativamente autonoma, in quanto per vivere bene ha bisogno di fidarsi degli altri, amare ed essere amato, saper chiedere aiuto, sostegno e conforto.
Quali sono le principali cause all’origine della dipendenza affettiva?
Come nasce la dipendenza affettiva dal partner?
La dipendenza affettiva nasce prima dell’inizio del rapporto di coppia. La persona dipendente d’affetto ricerca inconsciamente un partner che possiede già tutte quelle caratteristiche che la porteranno a soffrire. Anche quando il rapporto finisce (normalmente è il dipendente a venire lasciato), la persona dipendente troverà una nuova relazione in cui metterà in atto le stesse dinamiche di coppia.
Quali sono i principali comportamenti della persona dipendente?
Le persone dipendenti attuano comportamenti protettivi nei confronti del partner e mettono da parte i propri bisogni; inibiscono le espressioni delle proprie emozioni per timore delle conseguenze sulla relazione e nelle situazioni di conflitto soffocano la rabbia; vivono profondi sensi di colpa e la paura che il partner possa abbandonarle.
Anche il partner che sceglie di stare con una persona dipendente d’affetto generalmente non vuole un rapporto alla pari bensì una relazione più simile a quella madre-figlio, oppure esercita il ruolo di persona sfuggente, irraggiungibile o rifiutante per problematiche di tipo narcisistico: il partner dipendente gli consente di sentirsi così al centro dell’attenzione e colmare anche lui dei vuoti affettivi.
Poiché la paura di essere abbandonati è l’emozione dominante ed è inconcepibile l’idea di vivere senza l’altro, la persona dipendente fa di tutto pur di non essere lasciata dal partner: può fare cose spiacevoli e degradanti, può divenire estremamente gelosa e ossessiva nel controllare il partner, può utilizzare il sesso per cercare di trattenere l’altro. La persona dipendente è spesso a rischio di subire violenza psichica e fisica dal partner
Dato che la persona dipendente sente di esistere solo quando è con l’altro, tende ad escludere altri tipi di relazione, finendo così per diventare sempre più sola e dunque più esposta alla sofferenza in caso di rottura del rapporto. L’autostima, già carente, viene ulteriormente minata da questo tipo di relazione nella quale tale persona può anche accorgersi che le è nocivo permanere – e quindi può vergognarsene e sentirsi per questo indegna – ma nonostante questo non riesce ad uscirne.
Questa gabbia in cui il dipendente vive nasce dalla convinzione profonda di non meritare affetto e dunque dal vivere in funzione dei bisogni di un altro, cercando di controllarlo e assecondarlo al tempo stesso. Riuscire a farsi amare proprio da chi non vuole è molto spesso l’obiettivo, carico di vissuti transferali, che inconsciamente porterebbe ad un risarcimento, rispetto a dinamiche vissute nell’infanzia, da sempre sperato dal partner dipendente. Attraverso questo tortuoso e doloroso percorso, la scelta di un partner non disponibile affettivamente avrebbe quindi il significato simbolico di cancellare le umiliazioni subite e rimosse nell’infanzia.
Una variante della dipendenza è la co-dipendenza affettiva, nella quale entrambi i partners mostrano dipendenza affettiva l’uno nei confronti dell’altro arrivando ad instaurare una relazione basata sul costante reciproco controllo. Sia nella dipendenza che nella co-dipendenza il tentativo è quello di nutrire l’autostima in modo vicario, cioè attraverso il controllo dell’altro
Per uscire dalla dipendenza affettiva è necessario lavorare alla costruzione dell’autostima, in modo che la scelta del partner sia determinata non da distorsioni di se stessi bensì dai bisogni autentici, che, una volta ritrovati, porteranno a cercare relazioni nutritive e rafforzative del proprio Sé
BIBLIOGRAFIA
Bowlby J., Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina, 1982
Caretti V., La Barbera D., Le dipendenze patologiche, Raffaello Cortina, 2005
Giddens A., The transformation of intimacy: sexuality, love and eroticism. Cambridge: Polity press; 1992
Miller D., Donne che si fanno male, Feltrinelli, 1994
Norwood R., Donne che amano troppo, Feltrinelli, 1989.
Silvia Foschetti
Ambiti di intervento
(ansia generalizzata, fobia sociale, agorafobia, disturbo ossessivo - compulsivo)
(depressione, distimia, disturbo bipolare)
(rafforzamento dell’autostima, comunicazione efficace, sviluppo del Sé, orientamento sessuale)
(separazioni, lutti, stress scolastico e lavorativo, mobbing, cambiamenti di vita)
Attività
psicoterapia breve, individuale e di coppia
(crescita personale, autostima, relazioni affettive)