L'uso delle fotografie come strumenti terapeutici

La Fototerapia Firenze

In che modo utilizzo le fotografie in ambito clinico

Le fotografie sono uno degli strumenti a disposizione del terapeuta che rientrano nell’ambito dell’arte-terapia. Il presupposto che ne sta alla base è che attraverso questi mezzi possano emergere alla coscienza del paziente aspetti inconsci di sé che – utilizzando solo la comunicazione verbale – potrebbero non arrivare alla consapevolezza.

La barriera è il controllo cognitivo cosciente, che spesso – nel caso di chi soffre di problematiche psicologiche – può essere condizionato da introiezioni negative e distorte sul proprio Sé.

Quando si parla di fototerapia si possono intendere diverse modalità di utilizzare le immagini fotografiche. Personalmente ne uso principalmente due.

La tecnica proiettiva

Se dieci persone parlano della stessa fotografia diranno dieci cose diverse. Come si sa, molto di ciò che vediamo è determinato da ciò che c’è nel nostro sguardo. Il processo proiettivo fa parte delle modalità di funzionamento della nostra mente. Talvolta non vediamo dentro di noi qualcosa che però proiettiamo al di fuori di noi, quando un elemento esterno riesce a dare avvio a questo processo. In tal modo le barriere difensive non si erigono e la nostra parte inconscia è più libera di emergere.

In genere questa modalità di lavoro inizia chiedendo al paziente di scegliere una o due foto fra le molte appese nella mia sala d’aspetto. Si tratta di fotografie che ho scelto accuratamente una ad una, secondo specifici criteri tali da stimolare la modalità proiettiva.

Partendo dunque dal motivo della scelta della foto da parte del paziente ha inizio il lavoro proiettivo, dal quale emerge il mondo interiore e inconscio della persona a cui do ascolto e possibilità di espressione piena. Posso, per esempio, chiedere alla persona di descrivere la foto, di entrarci dentro, di raccontare cosa sta accadendo, di dare voce ai personaggi, di dirmi cosa stanno provando ecc.

Mi colpisce sempre vedere come siano diverse le scelte e soprattutto come siano diverse non solo le emozioni suscitate ma perfino le descrizioni oggettive della stessa fotografia.

L’autobiografia attraverso gli album fotografici

Raccontare la propria vita attraverso l’ausilio delle fotografie che attraversano la storia di ciascuno aggiunge molto alla narrazione del passato, che in terapia è così importante per la costruzione del proprio Sé autentico.

Osservare le foto di una vita, a cominciare da quelle dell’infanzia, consente di scoprire particolari mai visti prima: di fare caso alle espressioni, alle posture, alle relazioni spaziali fra le persone, ad atteggiamenti cui prima non era stata posta attenzione. Avere la possibilità di osservare la comunicazione non verbale di tutti gli attori del passato consente di scoprire “tesori” nascosti dal punto di vista dell’esplorazione della propria storia.

Permette anche di vedere quando, come e chi scattava le fotografie, quali erano i momenti da fotografare e quali invece quelli che non hanno lasciato traccia nelle foto di famiglia.

In genere inizio così: “Potrebbe raccontarmi la sua storia attraverso le fotografie del suo passato? Può scegliere quelle che ritiene più significative, oppure, se ha già un album, può portare quello e poi indicarmi le foto che vuole tenere e quelle che vorrebbe buttar via” La stessa operazione di scelta delle immagini è un momento importante di riappropriazione del proprio passato: i motivi della scelta e quelli della esclusione delle foto sono spesso fonte di informazioni importanti. Così come altre informazioni importanti sulla vita e sui rapporti familiari emergono dai luoghi, dai momenti, dalle persone oggetto delle fotografie.

Il lavoro sugli album offre tanti spunti per lavorare sul sistema familiare e sul ruolo che ha svolto nella costruzione dell’identità personale.


Nel lavorare con l’album familiare mi avvalgo soprattutto dell’ausilio dell’approccio sistemico-relazionale, che offre strumenti di lettura molto utili, quali i ruoli, i miti e i valori familiari, i rapporti fra i vari componenti della famiglia, le vicende e le ricorrenze, il contesto e le abitudini di vita, ecc.

Utilizzo le tecniche gestaltiche sia con le foto personali che con le foto da me presentate. Grazie alla loro componente creativa/espressiva (le persone possono dialogare con le fotografie, con il fotografo, possono far parlare i personaggi in esse rappresentati, ecc.) queste tecniche consentono di approfondire il lavoro di esplorazione, espressione e sviluppo del vero Sé

Dr.ssa Silvia Foschetti

Bibliografia

Weiser J. FotoTerapia (2013), Franco Angeli

Ambiti di intervento

Disturbi d’ansia e attacchi di panico

(ansia generalizzata, fobia sociale, agorafobia, disturbo ossessivo - compulsivo)

Disturbi dell’umore

(depressione, distimia, disturbo bipolare)

Disturbi psicosomatici, somatoformi, ipocondria

Difficoltà in ambito affettivo, relazionale, sessuale, familiare, dipendenza affettiva

Crescita personale

(rafforzamento dell’autostima, comunicazione efficace, sviluppo del Sé, orientamento sessuale)

Problematiche esistenziali

(separazioni, lutti, stress scolastico e lavorativo, mobbing, cambiamenti di vita)

Disturbi alimentari

Disturbi di personalità

Attività

Consulenza psicologica

Psicoterapia

psicoterapia breve, individuale e di coppia

Laboratori di gruppo

(crescita personale, autostima, relazioni affettive)

Percorsi psicoeducativi individuali e di coppia