Comunicazione è sinonimo di relazione

Comunicazione e relazione Firenze

Buona comunicazione è sinonimo di buona relazione, in quanto è comunicando (con il linguaggio verbale e con quello non verbale) che costruiamo i rapporti. Varie ricerche hanno dimostrato che le relazioni positive sono costituite da rispetto, fiducia, comprensione, stima, trasparenza, e che il solo fatto di informare gli altri del nostro punto di vista fa attivare le regioni cerebrali delle ricompense primarie, quelle che rilasciano dopamina (D. Tamir, J. Mitchell)

Quando invece le relazioni si costruiscono senza questi presupposti hanno vita breve o comunque difficile. Infatti un problema che spesso si riscontra nei rapporti di coppia è conseguenza del fatto che le persone invece di rispettare il punto di vista del partner cercano di esercitare un potere su di lui e cioè: controllarlo, dominarlo, prevaricarlo.

Questo comportamento genera una delle seguenti reazioni nell’altro:

  • Lotta: si comporta allo stesso modo, innescando una lotta per vincere lo scontro
  • Fuga: smette di comunicare, si chiude in sé e alla fine si allontana
  • Sottomissione: assume atteggiamenti acquiescenti e si sottomette all'altro.

Nessuna di queste reazioni comporta buone prospettive né per il futuro della relazione né per quello degli individui.

Molto spesso però le coppie non si accorgono di trovarsi all'interno di tale dinamica e così perdono tanto tempo a discutere dei più disparati contenuti invece di affrontare il vero problema. Sicuramente accorgersi di questo non è facile: significa divenire consapevoli di aspetti di sé che molto spesso non hanno a che fare con l’attuale relazione bensì con la storia individuale di ciascuno. Una delle funzioni della psicoterapia (anche di quella di coppia) é proprio quella di aiutare a diventare consapevoli di aspetti di sé all'origine delle dinamiche disfunzionali nei rapporti affettivi. Il lavoro terapeutico - oltre alla consapevolezza - dovrebbe portare alla elaborazione delle problematiche sottostanti e dunque al cambiamento dei comportamenti relazionali dannosi.

Poiché nelle relazioni affettive è più importante ciò che si comunica rispetto all’altro e alla relazione, piuttosto che il contenuto di cui si parla, sarebbe importante che le coppie fossero sempre consapevoli di questo livello del messaggio che ciascuno invia all’altro. Ognuno dovrebbe chiedersi cosa sta comunicando a livello relazionale, cioè cosa sta comunicando sull’altro, su sé stesso, sulla relazione. Per approfondire questi concetti può essere utile riflettere su quanto segue.

Dalla scuola di Paolo Alto e principalmente da Paul Watzlawick sono state codificate alcune proprietà sempre presenti in ogni comunicazione e che per questo sono state chiamate Assiomi della comunicazione.

Il primo assioma afferma che è impossibile non comunicare, perché qualsiasi comportamento comunica qualcosa. È importante ricordarlo per essere consapevoli del fatto che anche se stiamo in assoluto silenzio l'altro "leggerà "qualcosa nel nostro comportamento. Dunque è utile chiedersi : cosa sto comunicando solo per il fatto di essere quello che sono?

Il secondo assioma afferma che ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione. Cioè oltre al contenuto di cui parliamo comunichiamo sempre anche il tipo di relazione che vogliamo instaurare con l'altro. Per le coppie è particolarmente utile interrogarsi su cosa stanno comunicando a questo secondo livello: voglio stare sullo stesso piano ? O invece mi reputo superiore e quindi "propongo" una relazione in cui sono dominante? Oppure al contrario mi reputo inferiore e perciò propongo una relazione in cui sono sottomesso/a? Quale idea sto comunicando di avere di me? E di te? Queste sono le domande che le persone dovrebbero comunque farsi e se la risposta è diversa da "gli/le sto comunicando che lo/la stimo e che le sue idee, sentimenti, opinioni, bisogni, ecc. valgono quanto i miei " allora è meglio che sappiano che la loro relazione non ha una buona prospettiva futura.

Il terzo assioma recita così : il significato della comunicazione è dato dalla “punteggiatura” delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti. In questo senso entrambi i membri del coppia dovrebbero chiedersi non solo - come in genere fanno- io mi comporto così perché lui/lei è /fa così , ma anche: "quanto il fatto che lui/lei fa/ è così è determinato da quello che sono/faccio io? Questo approccio consentirebbe di capire le interazioni da un altro punto di vista, che tra l'altro rispecchia maggiormente la circolarità della loro natura: difficilmente c'è una causa e un effetto, più spesso ciò che siamo/facciamo è sia causa che effetto. La “punteggiatura” serve a vedere prima una sequenza causale poi l’altra.

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Il quarto assioma sostiene che la comunicazione avviene attraverso i canali verbale e non verbale . L'utilità di conoscere questa legge per quanto riguarda la coppia sta nel fatto che i partner dovrebbero sempre ricordare che ciò che comunicano a livello non verbale (attraverso l'espressione del volto, il tono della voce, la prossemica, la postura), nelle relazioni interpersonali, è molto più significativo di ciò che comunicano a livello verbale, in quanto meno soggetto al controllo razionale. In caso di contraddizione fra canale verbale e canale non verbale sarà il secondo ad essere più credibile

Il quinto assioma afferma che gli scambi comunicativi sono simmetrici o complementari. Ciò significa che le interazioni possono essere simmetriche (i partner si considerano alla pari) o complementari (uno è in posizione dominante e l'altro in posizione subordinata ). I membri della coppia dovrebbero chiedersi quanta simmetria e/o quanta complementarietà esiste nel loro rapporto. In una buona relazione in genere ci sono momenti di simmetria e momenti di complementarietà. E’ l'irrigidimento delle posizioni che non funziona: troppa simmetria porta allo scontro (escalation simmetrica) e una complementarietà rigida costruisce rapporti sbilanciati sulla dinamica dominante/dominato. .

Come esprimersi in maniera efficace

Se si desidera avere dei buoni rapporti è necessario avere una comunicazione aperta e onesta che abbia come fine comprendere ed essere compresi e che è basata su:

  • Saper ascoltare
  • Saper esprimere ciò che si prova
  • Saper gestire i conflitti in modo che nessuno si senta perdente
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Sembrerà banale ma prima di tutto per ascoltare è necessario tacere, prestare attenzione guardando negli occhi chi ci parla e dare riconoscimento a quello che l’altro dice. Un “errore” comune è quello di mettere in discussione la veridicità di quanto l’altro esprime di se stesso. Non riconoscere che l’altro sappia cosa prova e pensa significa misconoscere l’altro in quanto individuo. Si possono avere opinioni diverse sulla soluzione di un problema, ma non si può sapere al posto dell'altro cosa sente e pensa. Né si può volere che l’altro provi e pensi quello che vogliamo noi. Si può chiedere all’altro di fare qualcosa per noi ( per esempio posso chiedere al partner di accompagnarmi a vedere un determinato film) ma non gli si può chiedere che la pensi come noi sul film . Perciò è necessario comunque rispettare il punto di vista dell’altro

T. Gordon (T. Gordon , Relazioni efficaci, ed La Meridiana) ha sviluppato un metodo efficace e pratico per comunicare nel modo migliore allo scopo di costruire e mantenere buone relazioni. Innanzitutto secondo Gordon é necessario distinguere fra problemi/bisogni nostri e problemi/ bisogni dell'altro. Se il problema è dell'altro è necessario porsi in una posizione di ascolto e empatia. Se invece il problema è nostro è necessario esprimerlo secondo il metodo del Messaggio -Io. Questo prevede:

  • una descrizione dei fatti più oggettiva possibile: "quando vai fuori città con l'auto e non mi telefoni o non mi rispondi fino a sera…",
  • descrizione chiara degli effetti su di sé : "io mi agito, vado in ansia e non riesco a concentrarmi sul mio lavoro"
  • una richiesta precisa: "potresti telefonarmi o mandarmi un messaggio quando arrivi?"

Questa modalità è la più efficace per risolvere il nostro problema (ricevere la telefonata) e mantenere un buon rapporto. È difficile che l’altro si arrabbi se ponete la richiesta in questi termini, proprio perché parlate di voi e non di lui È necessario dunque evitare il "tu", come per esempio "non ti importa niente di me!" poiché questo tipo di affermazione fa innalzare una difesa e reagire con un contrattacco piuttosto che portare apertura e disponibilità

Queste sono le 12 barriere della comunicazione secondo Gordon

  1. dare ordini, comandare, dirigere;
  2. minacciare, ammonire, mettere in guardia;
  3. moralizzare, far prediche;
  4. offrire soluzioni, consigli, avvertimenti (nel senso di trattare l’altro come incapace);
  5. argomentare, persuadere con la logica;
  6. giudicare, criticare, biasimare;
  7. fare apprezzamenti, manifestare compiacimento ( in determinati contesti e sempre nel senso di non mettersi alla pari) ;
  8. ridicolizzare, etichettare, usare frasi fatte;
  9. interpretare, analizzare, diagnosticare;
  10. rassicurare, consolare ( nel senso negativo di porsi in una posizione paternalistica);
  11. indagare, investigare;
  12. cambiare argomento, minimizzare, ironizzare.

Utilizzare questi tipi di messaggi sarà di ostacolo allo scambio comunicativo, mentre ascoltare l’altro se ha un problema e parlare di voi se il problema è vostro è il solo modo per costruire relazioni soddisfacenti

Dr.ssa Silvia Foschetti
Psicologo Psicoterapeuta Firenze

Ambiti di intervento

Disturbi d’ansia e attacchi di panico

(ansia generalizzata, fobia sociale, agorafobia, disturbo ossessivo - compulsivo)

Disturbi dell’umore

(depressione, distimia, disturbo bipolare)

Disturbi psicosomatici, somatoformi, ipocondria

Difficoltà in ambito affettivo, relazionale, sessuale, familiare, dipendenza affettiva

Crescita personale

(rafforzamento dell’autostima, comunicazione efficace, sviluppo del Sé, orientamento sessuale)

Problematiche esistenziali

(separazioni, lutti, stress scolastico e lavorativo, mobbing, cambiamenti di vita)

Disturbi alimentari

Disturbi di personalità

Attività

Consulenza psicologica

Psicoterapia

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Laboratori di gruppo

(crescita personale, autostima, relazioni affettive)

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